Esame di Maturità

Allievo: Marco Canonico Classe 5° sez.B

 

IMPIANTI


Sistemi di protezione da sovracorrenti


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·      Sovracorrent da sovraccarico MAT

·      Apparecchi di manovra

·      Interruttore

·      Interruttore di manovra

·      Interruttore automatico

·      Sezionatore

·      Contattori

·      Arco elettrico

 

Sistemi di protezione da Sovracorrenti

 

 

Sovracorrenti

 

Tutte le apparecchiature elettriche sono caratterizzate da un valore nominale di corrente, che può essere definito come l’intensità di corrente durante il funzionamento.

 

Ad esempio:

 

un Motore Asincrono Trifase o M.A.T.  ha i seguenti dati nominali:

 

 

Vn

400 V

Pn

15 KW

cosφ

0,82

ηn

0,89

 

 

La corrente nominale è data dalla formula:

 

Nuova immagine (4)

 

Quindi si può affermare che:

 

“un apparecchio funziona in regime di sovracorrente tutte le volte che per varie cause è interessato da un valore di corrente maggiore di quella nominale.”

 

 

(Nel caso di condutture elettriche la sovracorrente va riferita al valore della portata dei conduttori)

 

 

Le cause sono molteplici, ma si possono ricondurre ai seguenti due tipi:

 

·    Sovracorrenti dovute a SOVRACCARICHI;

·    Sovracorrenti dovute a GUASTI  o CORTO CIRCUITO.

 

Questa distinzione è molto importante perché tra di loro sono assai diverse e richiedono dispositivi di protezione aventi ognuno particolari requisiti.

 

Nel caso del Sovraccarico si ha una corrente non troppo maggiore di quella nominale (6-8 volte quella nominale), può essere sopportata per un determinato tempo e produce solo sollecitazioni termiche.

 

MAT

Un esempio di sovraccarico avviene all’avviamento di un M.A.T (sovracorrente di spunto), è ovvio che un regime di sovraccarico non può essere tollerato indefinitamente in quanto se persistente e non controllato può degenerare in un cortocircuito.

 

Cortocircuito

 

Nel caso del Cortocircuito, invece, la sovracorrente è dovuta a un contatto di impedenze tra due parti in tensione (il contatto tra due fasi) che esclude la parte di un impianto a valle del punto di guasto

 

 questo comporta sollecitazione termiche e meccaniche con rischi di archi elettrici che possono innescare incendi e esplosioni, proprio per questo bisogna intervenire drasticamente e in modo istantaneo.

 

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Apparecchi di manovra

 

Per evitare sovraccarichi e cortocircuiti si usano gli apparecchi di manovra  ovvero un dispositivo in grado di aprire o chiudere un circuito.

 

Normalmente queste manovre possono avvenire:

 

·    A carico, in presenza di corrente nel circuito;

·    A vuoto, in assenza di corrente nel circuito.

 

Inoltre le manovre possono essere eseguite:

 

·    In condizioni di normale esercizio ovvero in condizioni regolari del circuito.

·    A funzionamento anormale, ovvero in causa di guasto al circuito (in questa situazione è sconsigliata l’operazione  di chiusura del circuito fino alla scomparsa del guasto).

 

In relazione al tipo di comando si può distinguere:

 

·    Comando Manuale, effettuato direttamente sull’organo di manovra

·    Comando Automatico determinato da un dispositivo di protezione o di controllo

 

In funzione delle operazioni che sono in grado di compiere si distinguono vari tipi di apparecchi di manovra:

 

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INTERRUTTORE

 

L’interruttore è un apparecchio in grado di condurre la corrente ininterrottamente fino ad un determinato valore in condizioni di funzionamento normale, di aprire e chiudere il circuito sia in condizioni normali che di guasto, in quest’ultimo caso fino a determinati valori della corrente di guasto. La conduzione, in condizioni anormali, è limitata al tempo di interruzione, dell’ordine di millisecondi. L’interruttore possiede due posizioni stabili di funzionamento, aperto e chiuso.

 

 

Esistono vari tipi di interruttori:

 

 

INTERRUTTORE DI MANOVRA

 

L’interruttore di manovra è un apparecchio in grado di stabilire, condurre e Interrompere correnti di normale esercizio fino ad un determinato valore, compreso eventuali condizioni di sovraccarico specificate.

 

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INTERRUTTORE AUTOMATICO 

 

L’interruttore automatico è un apparecchio di manovra in grado di stabilire, condurre e interrompere correnti in condizioni normali e inoltre di stabilire, condurre per una durata specificata e interrompere automaticamente correnti in condizioni anormali specificate, per esempio in corto circuito.

File:Magnetotermico con differenziale.jpg

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SEZIONATORE

 

Sezionare significa separare due punti elettricamente connessi. Lo scopo del sezionatore è quello di garantire la sicurezza dell’impianto e soprattutto delle persone, poiché interrompe fisicamente e visivamente il tronco di linee su cui si lavora. Questo non avviene negli interruttori, i cui elettrodi sono generalmente racchiusi in contenitori e quindi non visibili dall’esterno. L’apertura di un sezionatore assicura che il circuito sia elettricamente isolato dal circuito a monte.

 

Questa condizione è necessaria qualora si debba intervenire su un componente della rete. La caratteristica principale dei sezionatori è che, a differenza degli interruttori, essi non hanno un potere di interruzione, ma solo una capacità massima di resistere chiusi al passaggio della corrente di cortocircuito.

 

Non sono dunque progettati per l’interruzione della corrente nominale del circuito, né sono a maggior ragione concepiti per aprire un circuito in condizioni di guasto (sovraccarichi o cortocircuiti), ma solamente per l’apertura del circuito e quindi la messa in sicurezza del circuito stesso.

 

Esistono però alcune varianti del sezionatore, come il sezionatore di manovra, dispositivo avente le stesse caratteristiche e impieghi del sezionatore, ma capace anche di estinguere archi elettrici, quindi di interrompere correnti nominali.

http://www.elettrosystems.biz/public/maxfoto/64.jpg

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CONTATTORI

 

I contattori (o teleruttori) sono apparecchi di comune impiego nei sistemi di categoria I per il comando di motori, batterie di condensatori, reostati ecc. Le loro caratteristiche sono stabilite da varie norme CEI; per esempio la norma CEI EN 61095 si occupa dei contattori elettromeccanici per  usi domestici e similari.

 

A seconda che le manovre di apertura e di chiusura avvengano mediante il movimento di contatti elettrici o per commutazione di dispositivi elettronici, si avranno contattori elettromeccanici oppure statici.

 

Costruttivamente i contattori elettromeccanici si dividono in due categorie:

 

·    Su barra, in cui le varie parti sono montate su una barra di supporto e il movimento dei contatti mobili è di tipo rotativo; sono stati i primi  a essere sviluppati e vengono attualmente usati per elevati valori delle correnti e delle tensioni di impiego (orientativamente superiori a 1000 A e 1000 V), in campi specifici come trazione sollevamento, circuiti in 4.jpg (26592 byte)corrente continua;

 

 

 

 

 

 

·    compatti, in cui le varie parti ravvicinate e contenute in una scatola isolante, con i contatti dotati di movimento rettilineo traslatorio e gruppo motore di tipo elettromagnetico; attualmente sono i più usati.

http://img.directindustry.it/images_di/photo-g/contattore-modulare-365054.jpg

I contattori sono costituiti da:

 

·    nucleo magnetico, formato da una parte fissa e una mobile, di tipo laminato per correnti alternate, in modo da ridurre le perdite nel ferro. Attorno alla colonna centrale è avvolta una bobina che magnetizza il nucleo quando è percorsa da corrente, determinando per attrazione lo spostamento della parte mobile, con la con la conseguente chiusura dei contatti normalmente aperti e l’apertura di quelli chiusi. Il contattore resta in posizione di lavoro fino a quando la bobina è eccitata, all’atto dell’interruzione della corrente nella bobina, apposite molle di richiamo fanno ritornare il nucleo mobile nella posizione iniziale. L’apparecchio è quindi monostabile, potendo rimanere, in assenza di comando, solo in posizione di riposo.

 

·    bobina di eccitazione, alimentata in corrente alternata o continua, a seconda dei tipi. Dati caratteristici della bobina sono la tensione di alimentazione e la potenza apparente necessaria al funzionamento (autoconsumo). Per contattori in corrente alternata, 50 Hz, valori normale della tensione di alimentazione del circuito di comando sono:  24 V; 48 V; 110 V; 230 V; 400 V  L’autoconsumo è maggiore all’inserzione, a causa della maggiore riluttanza del traferro che richiede più corrente di eccitazione e varia da 50 a 200 VA; durante il funzionamento si riduce a 10/ 20 VA.

 

·    Contatti principali, a cui va collegato il circuito che si deve manovrare, di sezione adeguata alla corrente del carico. Dato l’elevato numero di manovre per cui questi apparecchi sono costruiti, i contatti devono essere realizzati in materiale speciale, generalmente metalli nobili o loro leghe, in grado di assicurarne la durata e l’efficienza. I contatti  principali sono in genere del tipo normalmente aperto (NO), cioè  aperti con bobina diseccitata, e il numero dipendente da quello dei poli del contattore ( tre o quattro per corrente alternata trifase)

 

·    Contatti ausiliari, che vengono collegati sui circuiti di manovra, segnalazione  ecc, di sezione ridotta rispetto ai principali essendo interessati da correnti molto piccole. Sono sia di tipo normalmente aperto che normalmente chiuso (NC).

 

Questi apparecchi di manovra vengono usati per evitare che si verifichi l’arco elettrico.

 

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ARCO ELETTRICO

 

Si considerino due elettrodi sferici, posti a distanza d, separati da un mezzo isolante (per esempio aria) e sottoposti a una tensione continua V, di valore variabile.

 

Supponendo di far aumentare la tensione, si arriverà a un valore Vi di innesco che determinerà la scarica tra i due elettrodi.

 

Il valore della tensione di innesco è legato alla rigidità dielettrica dell’isolante e alla distanza tra gli elettrodi.

 

La formazione dell’arco elettrico determina la ionizzazione dello strato d’aria interessato, cioè la scissione degli atomi in ioni positivi e negativi; il mezzo diventa pertanto conduttore, la sua resistenza elettrica diminuisce all’aumentare della temperatura e la tensione necessaria per il mantenimento della scarica diventa sempre minore, anche all’aumentare della corrente.

 

Il comportamento è, quindi, alquanto diverso da quello di un normale resistore metallico, per il quale la tensione necessaria a far circolare una determinata corrente cresce linearmente con essa.

 

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